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Marco Monte
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Articolazioni, pubblicità, protagonisti ed estensione del credito rurale in Friuli alla fine dell'età moderna.Il caso di Latisana,
in Ce Fastu? 1, 1999, pp. 65-97.
In età moderna l'esercizio dell'agricoltura era sorte comune di gran parte della popolazione delle campagne, mentre il possesso della terra ed il primato delle attività ad essa collegate caratterizzavano l'economia. Il settore primario era quindi l'asse portante su cui poggiava l'intera società. Ma la precarietà delle attività agricole, sempre subordinate ad imprevisti incontrollabili - ai limiti della produzione cerealicola cronicamente insufficiente si sommavano elementi accidentali come le malattie, le guerre e le avversità naturali - raramente permetteva ai contadini di superare la soglia della povertà. In questo ambito si diffuse e proliferò con straordinario vigore un fenomeno per molti versi ancora poco esplorato: il credito rurale fra privati e l'indebitamento contadino.....
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Costo del denaro e tassi d'interesse nell'attività di credito dei Regolari nel Friuli veneziano nel XVII e XVIII secolo,
in Ce Fastu? 2, 2000, pp. 253-284
E' cosa nota che in età di antico regime gli enti religiosi e gli enti laici, allestititi in forme religiose, si affiancarono e si confusero alla struttura creditizia privata, accogliendo la crescente e diversificata domanda di finanziamento espressa da tutti gli strati sociali. Ci sfuggono però sia le dinamiche che regolavano le modalità di accesso al prestito, sia le diverse componenti che distinguevano il servizio creditizio religioso da quello laico.
Questo lavoro si prefigge di tracciare in modo scarno e riassuntivo alcuni aspetti, certamente suscettibili di rimaneggiamenti e di successive modifiche, delle attività di credito degli ordini regolari friulani, estrapolati da uno studio più ampio inteso a delineare l'economia del prestito attivata dai privati e dagli enti collettivi, religiosi e non, della Patria.....
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Dinamica dell'attività creditizia nella villa di San Giorgio prima della nascita degli istituti pubblici di credito,
in Ad Undecimum, 2000, pp. 107-136.
In età preindustriale ciò che caratterizzava l'ambito economico-finanziario era l'assoluta mancanza di istituti pubblici di credito. La domanda di finanziamenti, sempre vasta e sostenuta, veniva soddisfatta da una serie di enti, privati e religiosi, e da una moltitudine di singoli prestatori che pullulavano in ogni villaggio grande o piccolo che fosse. I meccanismi dell'epoca che ne regolavano l'economia necessitavano di strumenti finanziari adatti a soddisfare le esigenze di un mondo contraddistinto dalla precarietà economica, dalle necessità ricorrenti ed immediate. Un inverno rigido, una siccità, una malattia, compromettevano l'esito di un'intera stagione agricola, costringendo i piccoli produttori a ricorrere al mercato del denaro. Il tutto doveva svolgersi rapidamente e con buoni risultati. Queste esigenze fondamentali si scontravano con la particolare posizione della Chiesa in tema di usura, che non consentiva la riscossione di un interesse sul denaro prestato. Questa posizione trae le sue origini da un contesto storico ben antecedente alla nascita della Chiesa stessa.....
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Presenze ebraiche nel tessuto economico e sociale della villa di San Giorgio nei primi decenni del XIX secolo
in Ad Undecimum, 2001, pp. 176-191
Il dominio asburgico esautorò nella contea di Gorizia e di Gradisca (alla cui giurisdizione apparteneva la Villa di San Giorgio) dalle loro funzione i banchi di prestito ebraici fin dal 1767. In realtà anche in tempi successive alle ordinanze imperiali, alcuni feneratori israeliti continuarono, seppur clandestinamente, a prestare denaro ad interesse, conferendo al prestito un carattere privato tale da investire solamente il creditore e il debitore. L'accordo finanziario, si trattava di un chirografo, veniva sottoscritto da entrambi i protagonisti dell'operazione, ma di questa carte, probabilmente redatte in duplice copia e conservate dai due contraenti, nella stragrande maggioranza dei casi non è rimasta alcuna traccia. L'assenza di una documentazione che attesti l'accordo raggiunto ci impedisce di conoscere la vastità e le articolazioni di questo mercato monetario sommerso attivato dai prestatori ebraici.....
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Episodi di malversazione nelle amministrazioni delle confraternite laicali di San Daniele del Friuli nel periodo veneziano (1762-1797)
in Ce Fastu? 1, 2002, pp. 45-75
Questo lavoro propone una ridefinizione dell'associazionismo laicale, attraverso l'utilizzo di argomentazioni, percorsi di ricerca e fonti differenti da quelli finora considerati dalla storiografia specifica sull'argomento, senza per altro disconoscere le radici religiose che ne modellavano la vita societaria.
La chiave di lettura verter&agrve sul fatto che l'associazione costituiva sì una nicchia attrattiva all'interno della quale manifestare, oltre che l'aspetto devozionale, intendimenti privilegiati di mutuo soccorso e di solidarietà nei confronti dei confratelli, ma dava spazio anche ad elementi di carattere più mondano, che svilivano la componente cristiana riducendone la funzione a vantaggio di quella economica assurta a protagonista in un percorso inverso.
L'inchiesta prende corpo attorno ad una serie di fonti documentarie relative ad alcune confraternite di San Daniele.....
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Ebrei e banchi ebraici nella "particolare giurisdizione della Tisana" in età feudale,
in "la bassa" 2, 2002, pp 29-44.
Nel panorama istituzionale che in età moderna regolava il Friuli veneziano, composto da feudi signorili, comunità separate e territori sottoposti al luogotenente, la cittadina signorile di Latisana, posta sul tratto finale del fiume Tagliamento, presentava un assetto giurisdizionale del tutto particolare in quanto, pur costituendo parte integrante del territorio friulano, era soggetta direttamente al dominio di famiglie appartenenti al patriziato della Dominante. La Repubblica, pur mantenendo i poteri sovrani, non cercò di consolidare e rafforzare le proprie prerogative sulla giurisdizione, anche perchè le famiglie aristocratiche stesse si configuravano come espressione diretta della politica veneziana di controllo sui territori sudditi. Questa specificità istituzionale rivestirà, per i banchieri ebraici chiamati nella cittadina patrizia ad esercitare il prestito su pegno, un'importanza fondamentale in quanto la liberalità dimostrata dai governanti soventi si scontrava, su questa come su altre tematiche, con le disposizioni piuttosto restrittive della Dominante tutte tese ad imbrigliare le capacità imprenditoriali e commerciali degli israeliti.....
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Attorno al mercato del denaro e della terra a Latisana alla fine dell'età moderna, ai protagonisti ed alle comparse: patrizi, ottimati, fattori, curati e contadini
in "la Bassa", 46, 2002, pp. 25-41.
In età moderna l'esercizio dell'agricoltura era la sorte comune della popolazione dei centri rurali; ciò vale anche per Latisana, anche se la cittadina signorile presentava caratteristiche diverse rispetto alle campagne circostanti. Fin dall'antichità il fiume Tagliamento aveva costituito la principale via di penetrazione all'interno della regione, essendo navigabile ben più a nord di quanto non lo fosse nel XVIII secolo. La navigabilità aveva fatto prosperare i commerci e determinato l'importanza di Latisana già nei primissimi anni del XII secolo. Tutto questo alla fine dell'età moderna era in profondo declino, come in profondo declino versavano i commerci veneziani.
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Alcune riflessioni attorno alla malattia contagiosa che investì San Giorgio di Nogaro nella primavera del 1759
in Ad Undecimum, 2002, pp.124-144.
Nella seconda metà del Settecento, San Giorgio con le ville aggregate poteva contare su una popolazione che si aggirava sui 1.200 abitanti. Faceva parte dei territori arciducali delle riunite Contee di Gradisca e di Gorizia e da queste città distava rispettivamente 35 e 40 chilometri. Era ubicato sulla direttrice che univa Gorizia e Palmanova a Venezia ed al Veneto, una posizione strategica sia per i traffici mercantili che per il passaggio di eserciti. Tutto il comprensorio era segnato dalla presenza di aree palustri, fiumi in abbondanza e malsani acquitrini, habitat naturale della zanzara anofele, munifica dispensatrice (ai tempi relativi a questa indagine ciò era del tutto ignoto) dell'infezione malarica. Pur essendo un agglomerato urbano di grosse proporzioni, San Giorgio era sprovvisto di un medico locale che garantisse un'assistenza sanitaria continuativa. C'era pur sempre lo 'speziale', il dottor Valentino Monticoli, ma questi era medico nella fortezza veneziana di Marano, anche se prestava la sua opera, nello spazio di tempo che gli concedeva la condotta maranese, ai sangiorgini. Nella precoce primavera del 1759 il paese fu preda di uno sconosciuto morbo contagioso che colpì con straordinaria virulenza la popolazione causando in soli due mesi un numero di decessi tale da sfiorare un aumento del 200% rispetto alla media degli anni precedenti.
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Tensioni e ribellismo sociale in età moderna attorno alla gestione degli usi civici: i casi di Latisana e Toppo.
In 'La bassa', Anno XXVI, n. 48, Giugno 2004, pp. 53 - 82.
In età veneziana la Patria del Friuli si differenziava a livello istituzionale dalle altre province controllate dalla Dominante (nelle quali la crescita e l'estensione cittadina avevano fortemente limato e ridotto le prerogative delle istituzioni feudali, imponendo alle campagne un modello urbano di organizzazione territoriale), in quanto il feudo rappresentava la principale forma di potere in ambito rurale.
Tutto il Friuli era costellato di feudi e di giurisdizioni, in particolare laddove le condizioni climatiche favorevoli alla produzione agricola consentivano delle comode rendite.
Così, mentre nei comprensori di montagna le difficoltà dell'esistenza scoraggiavano gli insediamenti nobiliari, la collina e la pianura friulana erano punteggiati dai castelli e dalle ville di campagna dei feudatari.
Nella parte più bassa della Patria, salvo poche eccezioni, l'insalubrità dei luoghi e la presenza di paludi e di pantanosi acquitrini non favorirono l'insediamento feudale.
Ad ogni buon conto sopratutto a nord delle zone paludose, dove le acque stagnanti si ritiravano lasciando spazio a macchie boschive, foreste, prati e terreni marginali incolti, i Panigai, i Frangipane, gli Strassoldo, i Vendramin, i Savorgnan ed altre schiatte nobiliari possedevano feudi e giurisdizioni anche se le condizioni geomorfologiche non erano tali da consentire un'accentuata antropizzazione.


Alcune riflessioni attorno alla pellagra ed al suo occultamento nelle cause di morte dei contadini della Bassa friulana nella depressione economica del 1816-17.
In Metodi e Ricerche anno XXV, n.1, gennaio-giugno 2006, pp. 47 - 73

"…nessuna malattia si presta così bene a
convalidare teorie sociali quali
la insensibilità della borghesia verso
il proletariato, l'insufficiente o nulla
azione dello stato" Antonio Celotti

In età moderna le malattie sociali rimarcavano l'ineguaglianza degli uomini nei confronti della possibilità sia di ammalare che di guarire.
A questa disparità e all'abituale contrasto che si stabiliva tra le capacità curative e i malanni da curare, nel caso della pellagra vi è da aggiungere che le vicende in cui s'imbattè il mondo contadino segnato da questa affezione furono direttamente condizionate da strutture politiche ed economiche refrattarie a qualsiasi azione che potesse mettere in discussione la tutela del privilegio ed i rapporti sociali esistenti.
Nonostante l'evidente legame che fissava la pellagra al profondo disagio economico di coloro che ne erano colpiti, nonostante già dallo scorcio del Settecento una considerevole letteratura scientifica, pur non approdando a risultati terapeutici, ne avesse, tra incertezze di percorso e contraddizioni, individuato con ragione le origini, fin quasi alla fine del secolo successivo non fu avviata alcuna iniziativa di governo tesa a rimuovere le cause che davano principio all'endemia che uccideva i contadini a migliaia.


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